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TIBETLa ragione della guerra- www.emigrati.org

--Le ragioni della guerra.

--La cultura occidentale è basata sulla proprietà. Lo scopo della vita di un occidentale è, in genere, quello di accumulare ricchezze materiali.
--Ci autodefiniamo una società cristiana, ma il messaggio originale di Cristo non si trova più nemmeno in alcuni esponenti della sacra romana Chiesa. Qualcuno ha detto: «È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel Regno dei cieli». Anche se quel cammello fosse, in realtà, una fune, il messaggio sarebbe stato lo stesso. Siamo tutti, in fondo, dei materialisti. Ma non vogliamo che si sappia in giro.

Giovane donna tibetana con il suo bambino

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Cultura e Tradizioni Tibetane

--Gli Stati Uniti d’America hanno dichiarato guerra all’Afghanistan e poi all’Iraq per liberarli dalla tirannia dei talebani e di Saddam Hussein, rispettivamente. In questo modo, hanno fregato molti di noi, convinti che la guerra fosse necessaria ad aiutare gli afgani. E poi gli iracheni. Ma perché durante la guerra in Afghanistan attaccare l’Iraq? Che collegamento c’è tra i Talebani e l’Iraq? La guerra in Iraq: una guerra fortemente voluta e sostanzialmente accettata. Al di fuori degli Stati Uniti, pochi sembrano disposti a credere che il dittatore dell’Iraq costituisse «una minaccia per la sicurezza di tutte le nazioni libere, comprese quelle europee» (Bush). Ciò che nel resto del mondo si teme sono le disastrose conseguenze della guerra a Saddam Hussein e dell’invasione dell’Iraq. La risoluzione 1441 sull’Iraq, del Consiglio di sicurezza dell’Onu, come ha osservato acutamente un cittadino danese in una lettera all’International Herald Tribune, non è infatti molto diversa dal dire a qualcuno: «O ci fornisci le prove di essere un’incallita canaglia – per cui naturalmente sarai punito – o non ce le fornisci, nel qual caso sarai severamente punito per non aver cooperato». Ci hanno fatto credere che il motivo non era per mettere le mani sul petrolio e per controllare l’economia mondiale nei prossimi decenni.


--Ma se davvero smettessimo di ragionare con la testa degli altri, i pochi altri che curano gli interessi dei potenti, ci renderemmo conto che potrebbero esserci altri “validi” motivi per questo conflitto. Qualcuno sostiene che il vero motivo per cui gli Stati Uniti hanno attaccato l’Iraq risalga al 1999: sarebbe l’euro. Quale sarà la moneta utilizzata per il commercio del petrolio e, di conseguenza, il dominio economico mondiale? Dollaro oppure euro? Sinora, l’America aveva il monopolio, ma proprio l’Iraq, nel 1999, lo infranse iniziando a vendere il suo petrolio non più in dollari, bensì in euro, ricavandone maggiori vantaggi. Vantaggi economici. Materialisti anche loro, in Medio Oriente. Australia e Gran Bretagna sostengono gli States, convinti di ricavarne, in seguito, degli utili. D’altro canto, in Europa, la Francia e la Germania hanno capito che se gli Usa vincessero la guerra in Iraq, la moneta europea ridimensionerebbe di molto il suo valore rispetto al dollaro. --Anche l’Italia lo ha capito. Ma noi siamo come marionette in mano allo Zio Sam. Dobbiamo essere riconoscenti allo straniero che ci salvò dal tiranno di turno.

Tibet - Yak sugli altopiani

Tibet - Yak sugli altopiani

 

--Che strano, però, che l’Italia continui a partecipare alla guerra! Magari fino alla cattura di Saddam e all’istituzione di un nuovo governo poteva anche starci, se davvero crediamo che il nostro sia il modo migliore di vivere. Ma perché fare al popolo iracheno quello che i tedeschi hanno fatto a noi? I partigiani italiani non hanno lottato per liberare la patria dai tedeschi, proprio come fanno i partigiani iracheni oggi? Le truppe in Iraq dovrebbero tornare a casa. Non a causa d’una minaccia di uccisione degli ostaggi in mano a gruppi di terroristi. No. Solo per il fatto che è sbagliato combattere contro un popolo che rivuole la propria libertà.

--Sono convinto che se in Italia ci fosse stato il petrolio che c’è in Iraq, la seconda guerra mondiale sarebbe finita diversamente e la nostra lingua sarebbe stata l’inglese. A causa di Saddam, l’Onu ha imposto delle severe sanzioni all’Iraq, per quanto riguarda l’esportazione del petrolio. Il ricavato della vendita del petrolio iracheno sarà depositato a New York, nella filiale della Banque National de Paris, a disposizione dell'Onu. Un terzo sarà destinato all’assistenza della popolazione curda nordirachena e al risarcimento delle vittime dell’invasione del Kuwait. Un’altra quota andrà alle operazioni di assistenza e controllo delle agenzie e commissioni Onu in Iraq. Il resto, invece, all’acquisto controllato di viveri e medicinali per la popolazione irachena. In pratica petrolio per cibo. Le sanzioni vennero deliberate nell’agosto del 1990, subito dopo l’occupazione irachena del Kuwait, liquidata nel febbraio 1991. A causa d’una tale risoluzione, in Iraq sono morti circa un milione e cinquecentomila bambini, senza medicinali e cibo.

--Dopo l’Iraq, toccherà al Venezuela. Spero di no. Spero che gli Stati Uniti attacchino la Cina.

--Nel 1950, ignorando le convenzioni internazionali, le truppe dell’esercito della Repubblica popolare cinese invasero ed occuparono il Tibet, uno stato fino ad allora assolutamente indipendente e del tutto differente dalla Cina, in quanto ad etnia, sistema sociale, cultura, religione e tradizioni.

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Il Dalai Lama

--Nel 1959, il Dalai Lama, prima autorità del paese, fu costretto all’esilio. Gli ultimi 40 anni sono stati segnati da continue offese al popolo tibetano e alla sua cultura.

--Ciò che ha subìto il Tibet e il suo popolo è uno spaventoso sopruso che tocca le coscienze di tutte le persone libere e amanti della libertà, della pace e dei diritti umani.

--Appunto gli Stati Uniti, che si autodefiniscono difensori della libertà, dovrebbero fermare questo massacro, che ha portato, finora, all’uccisione di circa 2 milioni di tibetani.

--Ma in Tibet non c’è petrolio.

--Michele LACAVA


--LA VOCE DI FIORE

--Editore: Michele LA CAVA
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